Category: infermieri


Qualcuno costituisce l’albo degli oss gratis sul loro sito … Qualcuno lo denomina registro nazionale degli oss nel proprio portale con richiesta d’iscrizione a codesto albo.

Per quanto riguarda l’albo o il registro degli OSS, francamente non abbiamo capito queste associazioni e portali, dove vogliono andare a parare? Albo gratis, registro nazionale? Di che?

 

Si precisa:

L’albo professionale costituisce un Ordine ed è un registro in cui sono raccolti i nomi e i dati di tutte le persone abilitate a esercitare una professione regolamentata dalla legge. I professionisti sono raccolti in associazioni di categoria riconosciute dallo stesso Ministero della Salute e sulle quali lo stesso Ministero vigila.

Le leggi dello Stato impongono l’obbligo d’iscrizione a uno specifico albo tenuto da un Ordine di categoria con quote associative. Questi è tenuto all’osservanza delle leggi, delle disposizioni concernenti la professione, deve curare la tenuta dell’albo, vigilare per la tutela del titolo professionale e svolgere attività dirette a impedire l’esercizio abusivo della professione, adottando anche i provvedimenti disciplinari previsti dalla legge, in particolare là dove entrano in gioco la salute e la sicurezza dei cittadini.

In Italia esistono diversi ordini e albi professionali a cui è possibile accedere, solitamente, mediante il possesso di uno specifico titolo di studio, unito ad un eventuale periodo di praticantato, al superamento di un apposito esame di stato e al possesso di determinati requisiti morali, come, ad esempio, avere la fedina penale immacolata.

In altri casi può essere sufficiente il solo superamento dell’esame di stato.

Gli iscritti a un albo sono riconosciuti come professionisti che svolgono attività a elevato contenuto intellettuale e hanno l’obbligo di iscriversi ad apposite casse previdenziali a vantaggio  degli iscritti. L’iscrizione all’albo è fondamentale soprattutto per chi intende svolgere la libera professione, poiché consente di firmare progetti, perizie, consulenze, certificazioni, ecc.

In alcuni casi la mancanza d’iscrizione è punibile penalmente.

L’albo è rappresentato da un registro pubblico cartaceo e da una banca dati informatizzata dei propri iscritti tenuto dall’associazione di categoria riconosciuta dallo stesso Ministero, in genere è accessibile anche su internet, sui siti istituzionali degli ordini professionali. Chiunque può chiedere di visitare l’albo professionale per sincerarsi se il professionista che si occupa di una determinata pratica vi sia iscritto.

Il professionista, è colui che esercita la propria professione a fronte di un titolo di studio (maturità e/o laurea) per la quale lo Stato riconosce giuridicamente una Istituzione di rappresentanza

(Collegi, Ordini e associazioni professionali). Pertanto l’attività del professionista è vincolata alle norme dell’ordinamento Costituzionale ed Istituzionale dello Stato. Tali norme possono variare da Stato a Stato, per tali motivi può rendersi necessario un preventivo esame di abilitazione qualora il professionista cambi nazionalità, sempre che tale titolo di studio gli venga riconosciuto.

Diversamente, se si tenta di estremizzare tale definizione, si corre il rischio di cadere nella filosofia speculativa. Più comunemente, infatti, e con un certo abuso, il professionista è definito come “colui che esercita professionalmente un’attività” (normalmente da “persona fisica” e non da Società Giuridica, anche se l’associazione tra professionisti può poi essere così costituita).

In diritto, la professionalità è uno dei requisiti per la sussistenza del carattere imprenditoriale di un’attività economica.

Chiunque proponga un albo o un registro nazionale degli OSS, gratis nei propri siti o portali on-line, con obbligo di iscrizione senza il riconoscimento del Ministero della Salute o dello Stato, commette una filosofia speculativa che non ha valore, e tanto meno dà riconoscimento professionale. Non essendoci una professionalità ben definita per l’operatore socio sanitario, non può esistere albo/registo o collegio per oss! .Non essendo “professionisti”.

Il Coordinamento collegiato Migep Associazione delle professioni infermieristiche e tecniche come prima Associazione Nazionale riconosciuta, ha proposto al Ministro della Sanità, l’analisi di un elenco anagrafico nazionale per gli oss, gli infermieri generici, puericultrici nel tentativo di costruire qualcosa di serio come ha fatto a suo tempo l’IPASVI per gli infermieri, e non le solite frittelle col buco proposte da associazioni o portali costituitosi in caste solo per una filosofia speculativa senza alcun effettivo riscontro positivo della categoria.

Un’analisi necessaria per riconoscere la professione dell’oss, degli infermieri generici, puericultrici secondo le normative vigenti, dove gli stessi oss, gli infermieri generici, puericultrici saranno chiamati dal Migep a rispondere in prima persona secondo le normative che legiferano tale analisi a dare un inizio di professionalità.

Tale analisi è anche materia di discussione sul tavolo Nazionale, nel Senato e alla Camera.

Questa è, secondo noi, la strada per un riconoscimento reale e fattivo per una professionalità.

Attraverso tali elenchi sarà possibile monitorare lo sviluppo della formazione degli operatori socio sanitari da parte del Ministero e nel contempo il numero dei professionisti formati. Si precisa infine che l’elenco anagrafico nazionale è indispensabile per la quantificazione di quanti operatori socio sanitari e socio sanitari specializzati siano stati formati e quanti infermieri generici e puericultrici siano dislocati sul territorio Nazionale. Ciò soprattutto per avere la giusta percezione dei soggetti interessati (oltre 250 mila operatori non censiti in quanto non vincolati a iscrizione in albi), e quante siano le persone formate ogni anno da varie istituzioni, per valutare la corrispondenza delle esigenze da parte delle strutture sanitarie pubbliche – private – socio sanitarie e sociali e cooperative.

Tale elenco anagrafico che sostituisce, di fatto, l’albo dovrebbe definire le modalità in base alle quali si possa costituire un unico elenco nazionale per più aree di professioni, elenchi speciali con la vigilanza del Ministero della Salute (codice civile 2229 – 2061) e dal DLsg 9/11/2007 e dal Decreto 28/4/2008 per quelle professioni che ne sono prive in quanto non si possiede una regolamentazione giuridica omogenea delle figure.

 15 febbraio 2010

Tratto da MIGEP

 Ecco il testo dell’intervista rilasciata dalla presidente Annalisa Silvestro alla rivista “Il Bisturi”, che ha pubblicato una serie di “lettere aperte” in cui sono raccolte le priorità indicate al neo ministro Ferruccio Fazio dai rappresentanti degli organismi professionali e sindacali di medici, infermieri, farmacisti e manager del Ssn. Ridefiniamo i profili clinico-assistenziali “Il 2009 si è concluso con un evento di particolare rilevo per la sanità italiana: l’istituzione del ministero della Salute. L’evento è stato salutato favorevolmente dagli infermieri italiani nella convinzione che da ciò deriverà una maggiore omogeneità nella tutela della salute pubblica, una maggiore specificità nell’analisi e nell’approccio delle molteplici problematiche che caratterizzano il sistema salute ed una interlocuzione dedicata e competente con i diversi gruppi professionali anche per l’innovazione delle competenze tecnico-scientifiche, l’evoluzione delle reti e professionali e la ridefinizione dei processi clinico assistenziali. Le sfide che il sistema e tutti coloro che vi operano devono affrontare sono notevoli e richiedono un impegno corale e la reale e fattiva disponibilità a elaborare nuove modalità di risposta all’evoluzione dei bisogni di salute di una collettività nazionale che si caratterizza per un ben definito andamento demografico ed epidemiologico. I servizi territoriali e l’assistenza chiedono di essere implementati e maggiore dovrà essere l’impegno affinché sia strutturata e garantita la continuità dei processi clinico-assistenziali intra ospedalieri e tra ospedale e territorio e siano dati ai diversi professionisti percorsi formativi che li mettano in grado di ridefinire ed evolvere costantemente le proprie competenze professionali e di lavorare in gruppo con un forte orientamento all’integrazione, alla qualità delle prestazioni e alla verifica dei risultati. Sulla base di queste considerazioni auspichiamo che il ministero della Salute: • continui e rafforzi l’impegno affinché la formazione accademica degli infermieri si caratterizzi attraverso il mantenimento di un proprio e specifico settore scientifico disciplinare; • si faccia promotore di una sistematica interrelazione tra le diverse famiglie professionali affinché vengano elaborati percorsi di cura ed assistenza basati sull’integrazione dei diversi saperi e delle diverse specificità professionali; • sappia far riconoscere ai diversi livelli la valenza dell’infermieristica per il buon andamento del sistema salute”.

Annalisa Silvestro Presidente della Federazione nazionale Collegi Ipasvi

Per leggere le altre interviste http://www.ilbisturi.it

Il Sistema nazionale per le linee-guida (Snlg) dell’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato, on line, la linea-guida su Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole.
Il documento rappresenta il primo di due volumi sul taglio cesareo e, nello specifico, affronta il tema dell’informazione alla donna.
La seconda parte delle linee-guida, prossima alla pubblicazione, invece, focalizza l’attenzione sulle indicazioni necessarie per l’esecuzione del taglio cesareo.
È stato, inoltre, realizzato un opuscolo informativo, sempre dedicato alle donne, titolato Taglio cesareo: solo quando serve.
Entrambi i documenti sono frutto di un’analisi critica sugli ultimi studi clinici pubblicati in materia.
In Italia, il ricorso alla pratica del taglio cesareo ha raggiunto livelli allarmanti, sia per il numero di interventi effettuati (ben al di sopra della proporzione registrata negli altri Paesi europei), sia per la variabilità rilevata tra le diverse regioni e aziende sanitarie.
Questa variabilità, in particolare, sembra essere un indizio importante di comportamenti clinico-assistenziali non appropriati, specie in assenza di prove scientifiche che associno il maggior ricorso alla chirurgia a una diversa distribuzione dei fattori di rischio materno-fetali o, per altro verso, a miglioramenti effettivi degli esiti perinatali.
Tratto da IPASVI.IT
Il ministero della Salute ha proposto (con un manuale di accompagnamento e tre video visibili sul suo sito) la checklist in sala operatoria.
Proprio come sugli aerei, dove tutto viene controllato prima del decollo, così in sala operatoria, sia che si tratti di un intervento di routine che di un caso difficile.
Si tratta di uno strumento di sicurezza da non utilizzare con pressappochismo: una “forte indicazione” del Ministero concordata con Regioni, Province autonome e Asl, adattabile alle varie realtà locali.
La checklist italiana è divisa in tre fasi: controlli prima dell’anestesia, prima dell’incisione della cute e prima dell’uscita del paziente dalla sala operatoria.
In pratica, solo qualche piccola modifica rispetto a quella dell’Oms, che ha già mostrato la sua validità. Conducendo un test in otto ospedali (in Canada, Usa, Inghilterra, Nuova Zelanda, India, Giordania, Filippine e Tanzania), con problemi diversi, è risultato che, dopo l’introduzione della checklist in chirurgia, si riduceva la mortalità e diminuivano anche le complicanze.
A ben guardare, la checklist contiene prescrizioni apparentemente banali ma fondamentali, come il controllo dell’identità del paziente da operare, il lato dell’intervento, la conta delle garze e degli strumenti prima di uscire dalla sala operatoria.
Alla stesura delle Raccomandazioni per la sicurezza in sala operatoria, ha collaborato attivamente anche la Federazione nazionale Ipasvi.
La presidente Annalisa Silvestro, a tal proposito, sottolinea: “L’infermiere è da sempre in sala operatoria sia nella funzione di strumentazione a supporto del chirurgo e dell’anestesista, sia in quella di ‘presa in carico’ dell’operando nell’intero processo perioperatorio. Funzioni e compiti di grande rilevanza anche per la sicurezza. Perciò, all’infermiere, nel documento, è stato dato un ruolo importante: è il supervisor del corretto e rigoroso utilizzo della Checklist per la sicurezza in sala operatoria”.
All’infermiere, infatti, va il compito di verificare l’avvenuta esecuzione, da parte di ciascun membro dell’équipe chirurgica, di quanto stabilito nelle procedure contenute nel manuale per la sicurezza in sala operatoria.
“La sicurezza è un obiettivo da perseguire solo con un lavoro sinergico – aggiunge Silvestro – e sul nostro sito è stato dato ampio spazio al problema della sicurezza, assieme alla possibilità di consultare il manuale con le raccomandazioni e la checklist”.
La Presidente tiene a sottolineare anche il buon livello della sicurezza nelle sale operatorie degli ospedali italiani, pur considerando notevoli margini di miglioramento.
Tratto da IPASVI.IT

Con riferimento alla lettera inviata alle SS.LL dagli Infermieri Professionali del reparto di Geriatria di codesto Ospedale del 1 aprile 2008, la scrivente Segreteria del Coordinamento Collegiato M.I.G.E.P., (Associazione delle Professioni sanitarie e tecniche) precisa quanto segue.

Il contratto di lavoro ricolloca l’infermiere generico nell’area sanitaria con il profilo di infermiere generico esperto. Conseguentemente, viene esaltato il ruolo di questa figura oltre ad essere evidenziata una notevole autonomia e capacità professionale specifica.

Non solo, l’infermiere generico oltre avere tutti i requisiti per operare affianco all’infermiere in autonomia in tutte le strutture sanitarie, case di cura, RSA, cooperative, ecc., è in grado di sostituire l’infermiere in caso di necessità e di emergenza. La stessa giurisprudenza ha più volte ribadito che l’infermiere generico può fare prelievi di sangue in caso di emergenza anche in assenza  del medico” (Cfr. Cass.ne 17 gennaio 2006).

Il contratto stesso, il quale applica il mansionario, prevede che le mansioni espletate dal personale non siano ridotte essenzialmente alle cure igieniche, ma indica una serie di compiti puramente infermieristici come da DPR 14 marzo 1974 n° 225.

Tutto ciò posto, si evidenzia che all’esito della riunione indetta dall’ufficio infermieristico sia emerso che l’infermiere generico è di supporto/sostegno all’infermiere e che l’unico reparto dove è possibile operare e turnare sui tre turni come infermiere generico è il reparto ostetricia.

Ciò costituisce atto discriminante: infatti, l’infermiere generico in tal modo viene equiparato, in assenza di un presupposto legislativo, all’operatore socio sanitario; riteniamo quindi pretestuoso che dopo 21 anni di servizio nel reparto di geriatria si ritenga oggi che detto reparto non sia più idoneo per gli infermieri generici.

Si evidenzia che l’infermiere generico mantiene il suo mansionario, mantenendo una dipendenza professionale – gerarchica dal medico. Infatti l’art 6 del DPR 14 marzo del 74 n 225 stabilisce che l’infermiere generico “coadiuva l’infermiere professionale (adesso infermiere) in tutte le sue attività e su prescrizione del medico provvede direttamente …”  si deduce che questa dipendenza – relazione con il medico indichi il punto forte e la sua flessibilità per essere in linea nell’operare con autonomia con responsabilità professionale del proprio agire e quindi rapportarsi paritario con le altre professioni in qualsiasi U.O anche nel giro visita.

Quale sia poi il senso di detta scelta considerando che detta attività lavorativa (tre turni) è stata svolta per 21 anni anche dall’infermiere generico e ad oggi potrebbe essere svolta dallo stesso unitamente all’infermiere professionale.

La Nostra Segreteria a tutela dei lavoratori che rivestono tale qualifica, poiché investita del problema, chiede alla S.V. quale sia stato il motivo di scelta organizzativa che ha comportato la dequalificazione in maniera pesante dei suddetti lavoratori con l’esclusione degli incentivi.

Si invita quindi gli Uffici competenti a provvedere alla reintegrazione degli infermieri interessati  nell’attività del reparto di geriatria comprendente l’intero ciclo delle proprie mansioni e della turnazione), in quanto il contratto non esclude tale figura dalla turnazione notturna, e il mansionario determina una definizione chiara “coadiuva l’infermiere in tutte le sue attività e su prescrizione del medico provvede direttamente…” 

Si segnala peraltro che la scelta di trasferire i lavoratori dal reparto di geriatria ad altro reparto presuppone, ai sensi dell’art. 2103 cod. civ., la presenza di comprovate ragioni tecniche organizzative e produttive che non si ravvisano nel caso di specie.

Con espressa riserva di azione giudiziaria dinanzi all’Autorità competente.

In attesa di un sollecito riscontro, si porgono distinti saluti.

Verbania, 24 aprile 2009

                                                                                                             La Segreteria Nazionale Migep

                                                                                                                       Angelo  Minghetti

Premesso che:

 

gli infermieri generici, gli infermieri psichiatrici e le puericultrici sono categorie professionali abilitate a svolgere mansioni di assistenza sanitaria di base all’interno delle strutture ospedaliere;

dette categorie acquisiscono l’attestato abilitante attraverso la frequenza di appositi corsi di formazione organizzati dal Servizio Sanitario Regionale;

 

considerato che:

 

la legge 3 giugno 1980, n. 243 prevedeva che -in via straordinaria e per non oltre 5 anni dall’entrata in vigore della legge – le Regioni provvedessero alla riqualificazione delle categorie professionali di infermiere generico e infermiere psichiatrico che avessero “prestato servizio continuativo per un periodo non inferiore a due anni (…) ammettendoli ai corsi professionali per infermieri” in conseguenza della crescente domanda di infermieri nelle strutture sanitarie nazionali;

 

le mansioni svolte dagli infermieri generici, dagli infermieri psichiatrici e dalle puericultrici sono, a giudizio dell’interrogante, largamente sovrapponibili a quelle degli infermieri professionali;

 

l’articolo 4 della legge 26 febbraio 1999, n. 42 prevedeva la riqualificazione professionale degli infermieri generici, degli infermieri psichiatrici e delle puericultrici;

 

la legge 26 febbraio 1999, n. 42, in particolare, prevedeva la possibilità di rendere equipollenti i titoli di studio degli infermieri generici, degli infermieri psichiatrici e delle puericultrici con quelli degli infermieri professionali;

 

per ottenere l’equivalenza del titolo era richiesta la frequenza di un corso formativo finalizzato ad accrescere il livello professionale teorico e pratico;

 

considerato, inoltre, che:

per quanto consta all’interrogante, il numero degli infermieri e degli operatori socio – sanitari di tipo specializzato a disposizione delle strutture del Sistema Sanitario Nazionale sarebbe inferiore alle reali necessità;

l’interrogante chiede di sapere se risulti al Ministro in indirizzo tutto quanto sopra esposto e, in caso affermativo, se sia a conoscenza delle modalità e dei criteri in base ai quali si è proceduto o meno all’applicazione della legge 26 febbraio 1999, n. 42.

L’interrogante chiede altresì di sapere se e quali iniziative intenda intraprendere al fine di dare il giusto riconoscimento professionale a tutti gli operatori sanitari che, con il loro lavoro, contribuiscono all’efficienza e all’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale, con particolare riguardo per gli infermieri generici, gli infermieri psichiatrici e le puericultrici.

 

 

 

Sen. Michele Saccomanno    

Quando il sesto giorno, Dio creò l’infermiere, fu costretto a fare degli straordinari. Un angelo disse: “Signore, state lavorando da molto a questo modello!”. Il Buon Dio gli rispose: “Hai visto la lunga lista di attributi speciali iscritti sull’ordinazione? Deve essere disponibile sia come donna che come uomo, facile da disinfettare e priva di manutenzione, e non deve essere di plastica. Deve avere nervi di acciaio e una schiena molto resistente. Tuttavia deve essere esile per potersi muovere bene nei piccoli locali di servizio. Deve poter fare cinque cose alla volta, tenendo sempre una mano libera”. L’angelo scosse il capo e disse: “Sei mani, ma ciò non è possibile!” “Oh! Le mani non mi preoccupano”, disse il Buon Dio. “Sono le tre paia di occhi di cui deve disporre il modello standard che mi causano seri problemi. Due occhi per vedere di notte attraverso le pareti durante la guardia e per poter sorvegliare due reparti – due occhi dietro la testa per vedere ciò che le si vorrebbe nascondere, ma che deve assolutamente sapere – e, ovviamente, due occhi davanti, che guardano il paziente e che gli dicono: “La capisco, sono qui, non si agiti”.
L’angelo gli tirò dolcemente la manica e gli disse: “Andate a dormire Signore, continuerete domani mattina”.
“Non posso”, rispose il Buon Dio. “Sono già riuscito a far sì che non si ammali mai e che, se dovesse capitare, si sappia curare da sola; inoltre che sia in grado di accettare che dieci camere doppie accolgano 40 pazienti e che per dieci posti di lavoro siano previste solo cinque infermiere; che ami la sua professione anche se esige molto da lei e la paga poco; che possa vivere con gli orari sregolati e accetti di avere pochi fine settimana liberi”.
L’angelo fece un giro attorno al modello dell’infermiera. “Il materiale è troppo morbido”, sospirò. “Ma è resistente” replicò il Buon Dio. “Non puoi immaginarti quanto riesca a sopportare”.
“Può pensare?” “Non solo pensare, ma valutare una situazione e fare dei compromessi”, disse il Buon Dio.
L’angelo si avvicinò al modello e si chinò sulla sua guancia sfiorandola con un dito. “Qui c’è una fessura”, disse. “Vi ho già detto che cercate di concentrare troppe cose in questo vostro modello”.
“Questa fessura è prevista per una lacrima!”.
“Perché?”.
“Scende nei momenti di gioia, di tristezza, di delusione, di dolore e di rilassamento”, spiegò il Buon Dio. “Questa lacrima è la sua unica valvola di sicurezza!”.

Giuramento di noi INFERMIERI

Al momento di essere ammesso quale membro della professione infermieristica io consacro la  mia vita al servizio dell’umanità,

    consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio   e dell’impegno che assumo,           

giuro 

·  di mettere la mia vita al servizio della persona umana;

·  di perseguire come scopi esclusivi la difesa e il recupero della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;

·  di rispettare la vita umana in ogni circostanza dal suo inizio fino alla morte. In nessun caso abbandonerò il malato senza essermi assicurato della continuità delle cure e della sorveglianza che gli sono necessarie;

·  di curare tutti i malati con uguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica. In tutti rispetterò la legittima libertà di coscienza;

·  di offrire la mia leale collaborazione all’équipe sanitaria; di rispettare le prescrizioni mediche, eccetto nei casi in cui esse siano contrarie alla deontologia professionale o alla morale;

·  di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della mia professione. Di rispettare le colleghe e i colleghi, e prestare loro la mia assistenza morale e professionale;

·  di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente, prestando la mia assistenza professionale a qualsiasi malato che ne abbia bisogno;

·  di osservare il segreto professionale su tutto ciò che mi viene confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato. In ogni circostanza darò prova di grande discrezione;

·  di aggiornare permanentemente la mia cultura generale e le mie conoscenze professionali.

Faccio queste promesse solennemente, liberamente e sul mio onore.